Un giro al Maker Faire di Roma

E’ da molto che non scrivo qui sul Blog: è passato quasi un anno ormai e in molti mi chiedono che fine abbia fatto. Rispondo: sono sempre qui, sono solo un po’ stanco, ho anche altri interessi e ho sempre meno tempo. I miei due bambini cominciano a crescere e hanno bisogno di attenzioni, in più la qualità del lavoro qui in Campania, almeno per quello che mi riguarda, tende ad andare sempre verso il basso e quando la situazione non è tranquilla non hai nemmeno la testa per continuare a dedicarti ai tuoi hobbies (si, perchè quello dell’elettronica e della programmazione sono miei hobbies, vi ricordo che non lo faccio per mestiere -per mestiere faccio tutt’altro- e non lo faccio per guardagnare denaro. E questo è un Blog).

In aggiunta molti di voi sanno anche che sto lavorando ad un altro progetto (www.associazione64.it) che mi ha dato molte soddisfazioni perchè mi ha permesso di entrare in contatto con moltissime persone e creare dei momenti di aggregazione divertenti e culturali al tempo stesso (anzi ne approfitto per ringraziare tutti quelli che mi seguono davvero e mi sono venuti a trovare durante le varie mostre).

Dopo questa breve spiegazione, che mi sentivo in obbligo di dare, ne approfitto per fare una breve recensione su quello che è stato un evento a cui ogni maker che si rispetti non poteva mancare. Ieri sono stato al Maker Faire – European Edition che si è tenuto a Roma nel Palazzo dei Congressi.

L’ho trovata una bella iniziativa, molto interessante soprattutto per il fatto che c’erano vari workshop dedicati  ai bambini. Penso che quando si fa qualcosa di reale per i bambini c’è sicuramente del buono di fondo, ci sono dei valori e devono essere sostenuti: preferisco che i miei bambini si dedichino ad attività manuali e costruttive piuttosto che rimbecillirsi davanti alla TV italiana.

Mi è piaciuto molto anche il fatto che il tutto non era dedicato esclusivamente all’elettronica (anche se l’elettronica indubbiamente ricopriva la grande parte della mostra). Ricordiamo difatti che un “Maker” non è soltanto uno che usa Arduino e la Stampante 3D. Un Maker è una persona che inventa, una persona che ha fantasia e costruisce cose, una persona che non ha bisogno di manuali per fare: ha un’idea, 2 mani, un cervello ed eventualmente sa usare internet (per me mio nonno è un maker, ma internet non sa nemmeno cosa sia. Anzi probabilmente non sa nemmeno pronunciarlo).

La parola Maker si potrebbe traddure come “colui che fa”, qualcuno dice anche che sia la contrazione di Make + Hacker: beh ci sta anche questo sicuramente quando è chiaro che un Hacker è una persona che trova sistemi per condividere informazioni e non il deficiente di turno (leggi Lamer) stereotipato da alcuni giornalisti come Hacker giusto per usare una parola figa.

A tal proposito vi invito a leggere questo gustoso post di Massimo Banzi, il padre di Arduino se non lo sapeste, sul NYC Resistor: http://www.massimobanzi.com/2009/04/nyc-resistor/

Altra cosa degna di nota è il fatto che molti stand, tra cui quello di Arduino, tavoli compresi, erano realizzati con cartone ondulato : una cosa che fa capire molto cosa significhi “fare”. Sono poi riuscito a vedere finalmente l’Arduino Robot in azione, fatto davvero molto bene. Anzi spero mi mandino un kit per recensirlo ;)

C’erano inoltre molti progetti musicali che mi sono piaciuti: mi hanno colpito particolarmente le invenzioni presentate in uno stand in cui hanno realizzato dei macchinari controllati da computer per fare schede perforate da utilizzare poi in altri dispositivi musicali, sempre da loro realizzati: una sorta di giradischi con lettore ottico per dischi perforati e un organo realizzato con flauti azionati pneumaticamente. Molto bello davvero.

Interessantissime alcune macchine fotografiche realizzate a mano tra cui una analogica bellissima, un vero spettacolo, munita di un vero obiettivo, con otturatore controllato da servocomando: il tutto pilotato da Arduino che rileva luce e vicinanza del soggetto con sensori e riporta tutti i dati su un classico LCD 16×2. L’obiettivo di questa macchina fotografica punta su carta fotografica classica e l’immagine prodotta è chiaramente in negativo dato che non c’è il passaggio intermedio con la pellicola. Un oggetto davvero molto interessante, ed è una delle cose che davvero mi è piaciuta tanto (a questo link maggiori informazioni). Altra fotocamera fatta a mano, però digitale, e per me meno interessante, era realizzata sempre con Arduino, una telecamera Linksprite, e una scheda SD (qui il link, ma storco il naso per il simbolo che hanno realizzato, molto simile a quello della mia amata Commodore).

Ci sono state varie cose di cui però, personalmente, al Maker Faire avrei fatto sinceramente a meno:

  1. Stampanti 3D dappertutto… Stampanti 3D di tutti i tipi, di tutte le forme e dimensioni. Ragazzi ok, la stampante 3D è una cosa bella e strafica. Ma… basta… sembra che essere un Maker debba per forza significare stampare in 3D. Punto. A volte pare che non esista altro e chi si avvicina a questo mondo per la prima volta potrebbe rimanere disorientato pensando che bisogna per forza spendere cifre a tre zeri. Stampante 3D ok ma mi sarebbe piaciuto vedere tipo un robot o un rover realizzato interamente con una stampante 3D, messa affianco al robot, con i pezzi di ricambio. Oppure acquistare uno di quei teschietti o yoda che continuano a stampare in 3D: stampate continuamente pupazzetti… almeno uno regalatemelo o vendetemelo! In tutto questo l’unica stampante 3D interessante era quella a Nutella che faceva le scritte sulle fette di pane e una che utilizzava un processo completamente diverso con una resistenza mobile che solidifica la resina fluida in un contenitore.
  2. Arduino dappertutto. Leggi punto 1 e sostituisci “stampante 3D” con “Arduino”. Sia ben chiaro che non ho nulla contro Arduino e ho sempre detto che lo reputo un buon prodotto. Ma niente coi picmicro (solo qualcosina di molto vago, come un robot di un’università controllato da una MuIN dsNav, prodotto italiano anche questo, dietro il quale c’è il grande Guido Ottaviani). E totale assenza di schede di sviluppo con prodotti Texas Instruments (che sono quelle cose davvero potenti e che costano davvero pochissimo). Questo mi è dispiaciuto molto e sinceramente non lo reputo un buon segno.
  3. Prezzi/Prodotti in vendita. E’ una fiera, è pieno di gente, mi sarei aspettato che i prezzi dei prodotti fossero più bassi rispetto a quanto venduti sui siti ufficiali. Ma io di commercio non capisco niente. Tra l’altro, ho comprato una scheda prodotta dalla Watterott (vCard) e l’ho pagata €1,05 in più di quanto la vendono sul loro sito ufficiale (€16 pagata in fiera, €14,95 sul loro sito), ma l’ho scoperto solo tornando a casa. E questa non mi pare una cosa bella, mi sono sentito preso un po’ per il Q. Poi… avrei voluto acquistare un Raspberry Pi, ma era presente solo il modello A, del modello nuovo nessuna traccia. E poi ancora avrei voluto un kit robotico divertente per mia figlia, ma l’unica cosa per i bambini era una cosa inutile con un motorino, un pennarello e un portabatteria che fa scarabocchi per terra… e degli spazzolini da denti con un motorino per vibrazione.
  4. Troppa gente, si riusciva difficilmente a vedere qualcosa

Lo so che non ho parlato di Galileo, la nuova scheda Arduino-compatibile (di nuovo!) della Intel, ma era li a girare su un podio come un pezzo raro di un museo, quindi ho ben poco da dirci su.

Queste chiaramente sono mie opinioni personali e, ripeto: mi è piaciuto molto, ma qualcosa li dentro mi ha messo il timore che essere un Maker sia diventata troppo una cosa alla moda e commerciale.

Segue galleria con le 332 foto che ho scattato ieri.

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